Napoli – Casa dei Vergini

Storia della Casa dei Vergini a Napoli, l’arrivo dei Missionari e l'”isola vincenziana”

Il Cardinale Innico Caracciolo, prima ancora di essere nominato Arcivescovo di Napoli, nel 1665 aveva conosciuto i Missionari Vincenziani a Roma, presso Montecitorio (prima Casa della Missione a Roma). Era rimasto edificato dalla vita esemplare dei Missionari e del loro tratto umile, semplice e devoto, testimone dello zelo nell’opera delle Missioni e degli Esercizi del Clero.
Si era così convinto che la venuta a Napoli dei Vincenziani avrebbe giovato enormemente alla formazione spirituale del Clero e alla Evangelizzazione delle popolazioni rurali.

L’arrivo di Cosimo Galilei a Napoli

Cosimo Galilei, primo superiore della Casa della Missione a Napoli. 1668.

Divenuto Arcivescovo, chiamò a Napoli uno dei Missionari che aveva conosciuto e stimato: P. Cosimo Galilei, nipote diretto del famoso scienziato e astronomo Galileo Galilei. P. Cosimo giunse a Napoli, da Roma, il 2 marzo del 1668, dopo quattro giorni di viaggio.
Per valutare la possibilità di fondare una Casa della Missione a Napoli nella propria Diocesi, il Cardinale promosse una serie di missioni al popolo nei dintorni e nella provincia napoletana. Così, il 12 aprile 1668, P. Cosimo Galilei fu raggiunto a Napoli da altri due confratelli, De Bonitatibus e Agostini.

Dall’aprile al dicembre del 1668, i tre Padri Vincenziani realizzarono cinque missioni (Casoria; Arzano; Casavatore; S. Pietro a Patierno; Calvizzano). Ogni missione durava un mese o quindici giorni e fondava la sua predicazione sul catechismo, con l’intento principale di riconciliare le persone in conflitto, educare il popolo alla preghiera e ai sacramenti, e ravvivare la fede. Le missioni andavano sortendo un effetto positivo sulla popolazione e convincevano sempre più il Cardinale dell’opportunità di una fondazione vincenziana in Diocesi.

Intanto, dopo una breve ospitalità presso il Palazzo Arcivescovile, i Padri erano trasferiti in un piccolo appartamento nei pressi della Chiesa di S. Maria della Stella. Lì avevano anche iniziato a ospitare chi voleva vivere con loro l’esperienza degli Esercizi spirituali. Il primo ospite fu Giovanbattista Balsamo, che in seguito entrerà nella Congregazione della Missione.

“Fare isola”, l’ampliamento della Casa dei Vergini a Napoli

Diventava sempre più necessario offrire ai Missionari Vincenziani una sistemazione più decorosa e stabile. Il Cardinale propose dunque a P. Galilei due eventuali strutture. La prima era il Palazzo Caracciolo di Santobono, in Via Carbonara, imponente struttura all’interno delle mura della Città. La seconda ipotesi era l’ex convento dei Padri Crociferi, giunti a Napoli nel 1334 e ormai andati via già dal 1653. Si trattava di una struttura piccola, semipericolante, fuori dalle mura della città. I Padri scelsero questa piccola realtà. Ritennero probabilmente che fosse più adatta alla vita semplice di pochi confratelli, orientati soprattutto alle missioni al popolo delle campagne, facilmente raggiungibili da quella collocazione posta fuori le antiche mura della città.

Ben presto, la piccola struttura si rivelò inadeguata ad ospitare i numerosi Chierici e Cavalieri che chiedevano di poter fare gli Esercizi spirituali presso i Padri Vincenziani. Così, dal 1707, iniziò a delinearsi il progetto di ampliamento della Casa della Missione. Grazie alla donazioni di Nobili benefattori, sostenitori dell’opera dei Padri, si iniziò ad acquistare diverse proprietà limitrofe, con l’intento di «fare isola», come si diceva a quel tempo. Il Superiore che incentivò questo processo di ampliamento fu Padre Vincenzo Cuttica, supportato dal confratello e architetto P. Giovanni Andrea Garagni. E così che la Casa dei Missionari Vincenziani, viene a indicarsi anche come la “Casa dei Vergini“, perchè posta nel Borgo dei Vergini, zona di confine tra le antiche mura con Porta San Gennaro, e lo slargo, la piazza, la via che conduce al cuore del Rione Sanità e alle antiche sepolture, pagane e cristiane.

Cortile interno della Casa della Missione ai Vergini

L’espansione della Casa dei Vergini fu consolidata con l’apporto di donatori importanti, come la Duchessa di S. Elia, Maria Giuseppa Von Starhemberg, grazie alla quale fu possibile accedere a maestranze di eccellenza e affidare il progetto della Chiesa, intitolata a S. Vincenzo de’ Paoli, al regio architetto Luigi Vanvitelli, al quale si devono anche l’ingresso, i corridoi e la Cappella delle Reliquie.

Oggi la Casa dei Vergini è la Casa dei Missionari Vincenziani di Napoli, accoglie attualmente anche varie realtà laiche riunite nel Polo Vincenziano di Promozione dal 2016. Le attività culturali, di promozione e valorizzazione del sito storico sono affidate all’Associazione Getta la rete che cura la fruizione in quello che viene ormai chiamato Complesso Monumentale Vincenziano

Pagina facebook: Complesso Monuentale Vinceziano Napoli 

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